"Sentendomi a disagio con me stesso, avevo deciso di rifugiarmi nell’intelletto. Vivevo rinchiuso all’interno del mio cranio, levitando a qualche metro di altezza da un decapitato che mi era estraneo. Mi percepivo come una moltitudine di pensieri disordinati, pensieri che alla fine perdevano significato trasformandosi in grovigli di parole vuote, prive di radici che si alimentassero della mia essenza. Ero un pozzo prosciugato, per cui le frasi galleggiavano a mezz’ aria formando una rete angosciosa. Sapevo di essere da qualche parte dietro alla mia fronte ma mi era impossibile dire chi o cosa fosse quell’Io. Il freddo, il caldo, la fame, i desideri, il dolore le pene sgorgavano lontano da me, come nel corpo di un estraneo. A mantenermi in vita era soltanto la capacità di fantasticare…"
A. Jodorowsky – La danza della realtà
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