l’anno delle leggi razziali

Memorie – L’anno delle leggi razziali.

Ricordo bene l’anno in cui furono istituite di nuovo le leggi razziali in italia. Quello che successe poi è stato raccontato un sacco di volte altrove, ma io intendo proprio il periodo in cui furono proposte e rese effettive.
Al governo c’era il centrodestra, che del centro aveva solo la speranza di catturarne i voti.
Una compagine di affaristi e intrallazzatori piuttosto loschi supportati da falangi di caporali populisti che aizzavano gli umori più tetri della gente, vessata da anni di criptico disfattismo bombardato dai media e pronto ad essere incanalato in un regime della peggior risma.


Le sinistre di palazzo non erano tanto diverse: era possibile scegliere tra la corrente liberista delle scalate bancarie, quella neo-religiosa dei diritti limitati e quella che supportava cantanti e scrittori facendogli pubblicità grazie alla scusa di un pacifismo blando e ipocrita, supportato da quotidiani, programmi tv e movimenti comunque tutti d’accordo sull’accodarsi all’andazzo generale e tutt’altro che disposti a creare un’alternativa vera alle feroci guerre coloniali delle potenze occidentali, al ricorrere ad emergenze sicurezza di stampo orwelliano, al comprendere veramente i problemi della gente.
La cosiddetta anti-politica spadroneggiava; nel senso che tutti erano convinti che la politica fosse malata ma nessuno se ne tirava fuori anzi la sfruttava, garantiti tutti da una pericolosa intoccabilità in vendita presso privati ed istituzioni.
Casta era un termine molto in voga per definire questa cerchia di persone ma stranamente era usato solo da chi ne faceva parte, come se si intendesse rivolgerla verso l’esterno.
Il governo della burocrazia era un dato di fatto: il degradarsi della politica in amministrazione faceva sì che nessuno si assumesse responsabilità e che nessuno riuscisse a decifrare i linguaggi che mantenevano il potere in mano alla solita gente che fa quadrare i conti”: il dibattito pubblico era infatti ridotto ad un inutile orgia di dati surreali e sterili senza riferirsi mai a questioni reali e quotidiane, trattando le gente alla stregua di manzi da istradare alla macellazione.
La brama di partecipare allo spolpamento della carogna liberista, l’incapacità di creare un sistema di vita che non si limitasse a nutrire i potenti col sangue degli uomini, una generalizzata economia da fame e la ghettizzazione di chiunque si rifiutasse di partecipare a pratiche di sopraffazione sociale.
Politiche del superfluo, svaghi beceri e poca attenzione a cultura ed istruzione avevano plasmato generazioni di zombies consumatori per niente interessati a migliorarsi ma solo avidi di divorare intrattenimento e aizzati da chi ne vendeva a considerarlo un diritto.
Sui media – anche quelli presunti indipendenti – si affogava di inutilità, ignoranza, bislacche teorie del complotto, fede in guru più o meno improvvisati, incapacità di distinguere le priorità: sembrava che per fare la rivoluzione bastasse una carta prepagata o un cd di squallido heavy metal o ska in omaggio con qualche rivista.
Come la storia ci insegna era tempo di concentrarsi su un nemico, di focalizzare questa energia per alimentare qualche altra macchina del profitto.
Un nemico vicino però, visto che gli italiani erano brutalmente indifferenti ai massacri di cui essi stessi si rendevano complici in giro per il mondo.
Già da decenni era in corso un’agguerrita campagna di disinformazione sui migranti e sulle culture altre.
Un’ italia avida, patriarcale e violenta aveva ben altri problemi da affrontare, ma massicce e distribuite aggressioni politiche e mediatiche avevano isolato il dissenso e l’opposizione ad aree insignificanti e marginali , guardate sempre più con sospetto.
Il vecchio motto fascista “o con noi o contro di noi” fioriva persino su bocche all’apparenza insospettabili e puntava a rendere elettori, teleutenti e abbonati complici di aggressioni razziste e del mantenimento di uno stato di censura e polizia che si occupasse per prima cosa di conservare il potere nelle mani di chi già lo aveva.
Nonostante ogni tipo di criminalità – dall’illecito finanziario alle violenze più o meno domestiche – fosse principalmente praticata da italiani, il nemico fu creato alla perfezione e la minaccia alla nostra libertà, sopravvivenza, felicità fu soppiantata da quella alle proprie cose – donne comprese.
Non importava che si trattasse di gente che proveniva da paesi problematici, che cercassero tutti di sopravvivere e proteggere i propri cari, che molti di essi fossero già italiani anzi e che parlassero la lingua locale meglio di tanti sgrammaticati utenti televisivi allergici alla lettura: il colore della pelle, la paura delle differenze, la discriminazione religiosa e culturale furono accentuate nella loro importanza da loschi programmi.
L’egoismo della gente, l’attaccamento alla bella auto, il desiderio di guadagnare senza lavorare (cioè di essere tutti veline e calciatori), la presunzione di poter possedere la carne, la rabbia verso la silenziosa laboriosità dei migranti aggravarono l’arrogante inedia degli italiani.
Per il potere del sistema fu facile dare le ultime pennellate ad un affresco di inquietudine ed ignoranza iniziato anni prima, alcuni dicono con la nascita delle tv private spaccacervello, secondo altri prima ancora con la commercializzazione a basso costo di svaghi e controculture.
“Bisogna isolare gli stranieri buoni da quelli cattivi!” dicevano.
“bisogna schedarli per proteggere gli innocenti!” (e magari rinchiuderli in quartieri appositi) dicevano.
“sfruttano i bambini” diceva chi vendeva pornografia infantile con la pubblicità o i video musicali.
“le prostitute vanno tolte dalle strade” dicevano i trafficanti all’ingrosso di carne .
“spacciano la droga” dicevano i padroni dei palazzi, quelli i cui figli non vengono arrestati se fanno qualche cazzata e assaggiano qualche polverina, tanto per reggere lo stress.
Tutti gridavano e strepitavano, nessuno ascoltava i pacati messaggi dei pochi che proponevano soluzioni ragionevoli e pacifiche, che includevano invece di isolare o semplicemente diffondevano informazione, facevano cultura.
Il mondo maschio delle auto sportive, del calcio, dei gioielli, delle chiappe era sordo a tutto quanto non venisse urlato o mostrato in televisione.
La gente – la gente cosiddetta normale – era complice ma anche vittima.
Le donne – la famosa altra metà del mondo – erano l’esempio: se razzismo e violenza fascista erano praticati e tollerati in ogni famiglia, in ogni casa, chiesa, posto di lavoro, rapporto di coppia come poteva esserci la possibilità di sfuggire a questo sistema che faceva della metà delle persone un oggetto, una bestiola da carezzare, una serva per i lavori di casa o un pezzo di carne al sangue da possedere?
Quando arrivarono le nuove leggi razziali l’ italia era pronta ad accettarle – era convinta anzi di desiderarle – abituata e contenta.
I campi di concentramento c’erano da anni, a rinchiudere persone innocenti privandole di ogni diritto e della dignità.
Anche i media da tempo sorvegliavano tutto questo meccanismo, più preoccupati delle ville, delle auto e dei negozi dei possidenti minacciate da misteriosi “albanesi”, delle donne – mera proprietà – minacciate dai “rumeni”, mentre criminalità tradizionali ed italianissime continuavano a spartirsi il paese negli stadi, nei palazzi, nei salotti, negli appartamenti bene.
I migranti erano schiavi nei campi di pomodori, nei laboratori tessili del pretenzioso made in italy, nei cantieri e soprattutto schiave nelle strade e sui sedili delle auto dove i bravi uomini italiani facevano loro quello che avrebbero voluto fare alle proprie mogli e figlie, bombardati da messaggi che invitavano a consumare carne sempre più giovane e sempre meno umana.
Il governo di larghe intese diede la mazzata finale con emergenze e fiducie che sancirono definitivamente l’obsolescenza del concetto di elettorato.
La crisi economica divenne ancora di più tormentone televisivo.
“quanto costano oggi le mazzancolle?”
“quaranta euro!”
“e il petrolio?”
“centosessanta!”
e un bocchino fatto da una diciassettenne romena? e un grammo di coca? e un biglietto in curva? e una bmw?
“e di chi è la colpa?”
“dei massoni! Dei comunisti! degli zingari! dei terroristi! dei rettiliani!”
Distinguere le notizie utili dalla paccottiglia era sempre più difficile sui media spazzatura.
Oggi sono morti sei operai, cento bambini afgani. Un orsetto è stato abbandonato dalla mamma e allattato da un coccodrillo, obama ha detto di voler abbandonare l’iraq e di continuare ad uccidere solo gli afghani, la velina bruna si è rifatta il seno, il premier divorzia, i migranti vengono deportati, il campionato è al termine.
Com’era possibile in questo modo prendere sul serio e comprendere le notizie vere, le tragedie di cui ci rendevamo nostro malgrado complici?
Nessuno era informato e consapevole in realtà, l’odio montava, la paura costruita ad arte metteva la gente in conflitto.
Schedature, deportazioni, pestaggi e generalizzazioni varie.
LA divisione in clandestini e registrati era funzionale a questo sistema.
I regolari vittime di discriminazioni nelle scuole, negli uffici, per strada. I clandestini erano spinti ancora di più a nascondersi per la paura di essere deportati da queste redivive SS.
L’europa cercò in parte di impedire tutto questo ma la sua autorità non era mai stata tenuta molto in conto dai governi italiani, sempre più simili ad una pittoresca corte settecentesca.
Iniziò così una deriva isolazionista del paese, guidato da autentici scellerati incuranti del futuro, della sopravvivenza della collettività, della deriva catastrofica dell’ambiente.
A questo punto della storia l’ italia sembrerebbe condannata a precipitare nel terrore e nell’ingiustizia come il resto del mondo, ed in parte fu proprio così.
I potenti uniti ed intoccabili, miliardi di schiavi più o meno affamati, la gente semplice aizzata a sfruttarsi e odiarsi, il dominio patriarcale delle vite, l’ecosistema sfruttato al limite – ignoranza e violenza del mondo cosiddetto civile e impossibilità di sopravvivere e realizzarsi nel mondo rimanente (che non aveva diritto a chiamarsi civile ma era comunque maggioranza).
Inconsapevoli o indifferenti gli italiani continuarono a consumare, distruggere, costruire aeroporti, violentare, possedere, invadere paesi, discriminare, schiavizzare.
Come andò a finire fa parte di un’altra storia – una storia tutta incentrata su questo momento critico in cui ancora una volta – anzi per la prima volta – ci si trovò a dover scegliere tra l’estinzione e la follia o la salvezza nonviolenta dell’umanità.
Patriarcato, razzismo, guerra, ecocidio: l’ italia delle nuove leggi razziali, delle grandi opere, delle veline, dei calciatori,  degli schiavi, sembrava aver deciso.
La fine della vicenda è argomento di un altro racconto. ancora da scriversi.

 

(disarmatiedemenziali(at)canaglie.org)

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