Vecchio materiale /1

riproponiamo materiale del vecchio blog a cui collaboravamo e cogliamo l’occasione per salutare gli animatori di N.E.U.R.O. autori dei materiali.

 

*

è alla fine che tutti
se ne vanno con qualcuno,
chi ce l’ha,
e da soli  gli altri

le stelle si spostano
quando non guardiamo
il paesaggio muta
tutto si prende gioco di noi

un auto lontana passa
l’ultima cicca, un peto
un’ occhiata furtiva ad una coppia
notte

ascolto il rumore che fanno
i dadi quando cadono
lattina scalciata, foglio di giornale
sotto con le puntate: arriverò a casa? a domani?
tacchi alti, tintinna il ferro
profumo dolce, il fruscìo del cappotto
mi volto: non sei tu
non sei qui

la luna dietro la redazione
del vecchio giornale
stelle rosse, gialle, verdi
stelle di ottica e alimentari

un tonfo, un sibilo e uno sbuffo
scricchiola una porta
tuba un piccione
scatarra una vecchia moto

qualcuno con qualcuno
cammina in fretta e sguardo basso
tutti presi dal domani
mentre io ancora affronto la notte

sto fermo. controllo
che nessuno abbia truccato i dadi
sussulto ogni volta che uno spettro
appare in una voluta di fumo

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congratulazioni

lo staff del blog al completo esprime sincere congratulazioni al* car* OMISSIS per il conseguimento – brillante, oltretutto – della laurea.

 

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anche Nessuno è Qualcuno in un mondo di noia

Se avessi una casa me la toglierebbero
se avessi un posto mio sarebbe invaso
se avessi (avuto) un amore mi abbandonerebbe (avrebbe abbandonato)
preda di offerte più allettanti (che di commercio pare si tratti)
se avessi caro qualcosa (ammesso che sia possibile, poi)  
la vorrebbe qualcuno per sé.
Se avessi caro qualcuno
preda ambita sarebbe
di mondani, parvenu e altre bestie saccenti.
Se avessi qualcosa da fare, a qualcuno farebbe gola
qualcuno ne avrebbe idea, qualcuno ne saprebbe di più.
Io non sono nessuno
io non voglio niente.
qualcuno ha il coraggio di appropriarsi di metà della mia noia (?)

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rivoluzione? rivoluzione!

« La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria,non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia. La rivoluzione è un atto di violenza ».
mao tze tung

«Rivoluzione? Rivoluzione? Per favore, non parlarmi tu di rivoluzione! Io so benissimo cosa sono e come cominciano: c’è qualcuno che sa leggere i libri che va da quelli che non sanno leggere i libri, che poi sono i poveracci, e gli dice:  – Oh, oh, è venuto il momento di cambiare tutto – (… )
Io so quello che dico, ci son cresciuto in mezzo, alle rivoluzioni. Quelli che leggono i libri vanno da quelli che non leggono i libri, i poveracci, e gli dicono: – Qui ci vuole un cambiamento! – e la povera gente fa il cambiamento. E poi i più furbi di quelli che leggono i libri si siedono intorno a un tavolo, e parlano, parlano, e mangiano. Parlano e mangiano! E intanto che fine ha fatto la povera gente? Tutti morti! Ecco la tua rivoluzione!
Per favore, non parlarmi piú di rivoluzione… E porca troia, lo sai che succede dopo?
Niente! Tutto torna come prima».
Juan (rod Steiger) a Sean/John(james Coburn) "giù la testa" di S.Leone. (1971)

"la rivoluzione? iniziamo da qualcosa di semplice: c’è gente che non ha ne casa ne lavoro mentre c’è gente che di case ne ha anche troppe. Tassarle? chi ha parlato di tassarle? ciò che spinge la gente a non essere veramente radicale su certi argomenti è il sogno perverso nel senso letterale e rivoluzionario del termine: l’orwelliano "passare dall’altra parte".
Anonimo, 2006

"la rivoluzione non è un cammello, una carta da regalo, non sono asparagi. Non si può fare con tanti trichechi, con carabattole o con Taddeo. La rivoluzione è un atto di demenza"
Nucleo Disarmato Demenziale 2008

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Risposte a commenti

Sbagliato! probabilmente è sua la storia da cui è partita questa cosa.

Saluti. 

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Gita al lazzaretto

Gita al Lazzaretto.
Mi reco nell’ospedale cittadino per la visita di un parente affetto da polmonite.
Le premesse ci sono tutte: è sistemato al reparto "breve osservazione" per carenza di posti letto nel reparto cui sarebbe
destinato.
Arrivando ricevo da mia madre comunicazione della loro ubicazione:
-pronto soccorso. Si entra da sotto.
In fondo alla lunga salita che sto percorrendo e che mi porta fuori cittaà arrampicandosi sul Belcolle, mi appare inalmente la struttura.
Ad una prima occhiata sembrerebbe non dissimile ad ogni altro ospedale: imponente, spettrale, squallido.
Avvicinandomi mi rendo conto che trovare parcheggio è un impresa impossibile: gli spazi predisposti e quelli appena ollerati sono già straripanti di vetture che lasciano presagire il tasso di evoluzione antropologica dei loro occupanti.
Dinnanzi a me si staglia questo immane Behemot incompleto, finestre mancanti si aprono come occhi su un universo di calcinacci, vetri rotti, sacchi di cemento spaccati che riversano polverosi intestini su pavimenti non finiti e ormai eteriorati irrimediabilmente, piastrelle impilate, crollate, disintegrate, tornate a disperdersi nello spazio sotto forma di pulviscolo.
Un golem di appalti, condoni, mazzette, ritardi, interruzioni, forniture pilotate, riciclaggio: contenitore di altri contratti, accordi, arrivismo, bustarelle, disinteresse, incapacitè, file interminabili, si rivolga a, ho un amico che.

 

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citazione

"Sentendomi a disagio con me stesso, avevo deciso di rifugiarmi nell’intelletto. Vivevo rinchiuso all’interno del mio cranio, levitando a qualche metro di altezza da un decapitato che mi era estraneo. Mi percepivo come una moltitudine di pensieri disordinati, pensieri che alla fine perdevano significato trasformandosi in grovigli di parole vuote, prive di radici che si alimentassero della mia essenza. Ero un pozzo prosciugato, per cui le frasi galleggiavano a mezz’ aria formando una rete angosciosa. Sapevo di essere da qualche parte dietro alla mia fronte ma mi era impossibile dire chi o cosa fosse quell’Io. Il freddo, il caldo, la fame, i desideri, il dolore le pene sgorgavano lontano da me, come nel corpo di un estraneo. A mantenermi in vita era soltanto la capacità di fantasticare…"
A. Jodorowsky – La danza della realtà

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Augias, Enigma, Amorth e i medicinali scaduti

Mio dio che coacervo di menzogne reazionarie.

Noi siamo contro tutte le religioni. Ma è la disinformazione ad essere un grande problema. Il problema delle "sette" sataniche non esisteva fino a qualche anno fa, è stato creato dai media dopo anni di rottura di cazzo. A forza di dire "ci sono i satanisti e fanno questo questo e questo" alla fine è arrivato qualcuno che lo ha fatto davvero.

al volo consigliamo un paio di libri

Backpages Storia di un libro maledetto (qui) che parla della storia del libro "lasciate che i bimbi" in cui luther blissett affrontava l’inchiesta sui bambini di satana (ch, per carità, ci sembrano na manica de coatti ma questa è un’altra storia)

Cercando in rete dovreste trovare anche "lasciate che i bimbi"

Sono libri che appartengono a prima delle bestie di satana. E’ sufficiente non credere alla parole di padre Amorth per non cadere in questa trappola mediatica. non credendo a queste parole, tra l’altro, potreste essere accusati di essere satanisti. Il discorso è parecchio lungo, considerate che in genere si mischiano satanismo, culti pagani e chissà quant’altro. Le scempiaggini dette in questa trasmissione, comunque, sono degne della peggiore informazione: si va dall’esagerazione alla pura falsità, dando addirittura per scontato (senza contraddittorio mi verrebbe da dire….hehehehe)  che il bene venga da dio e il male da Satana.

Diffidate da chiunque, ripetiamo chiunque creda in cose invisibili di qualunque natura siano e qualunque cosa professino. Divinità, spiriti, santi, demoni, angeli e quant’altro sono esclusivamente folklore, superstizione o metodo di influenza o controllo, dal vendere dischi metal a portare i pellegrini a pietralcina. Fanno tutti parte della stessa parrocchia (solo che qualcuno celebra sul retro….).

Puntata offensiva dell’intelligenza umana quasi peggio di voyager. Merda! merda! 

 

Giacea l’umana vita oppressa e stanca
Sotto religïon grave e severa,
Che mostrando dal ciel l’altero capo
Spaventevole in vista e minacciante
Ne soprastava. 

 

(tito lucrezio caro – della natura delle cose) 

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Canale Italia – programmi di oggi

Canale italia – i programmi di oggi.

Alle ore dodici va in onda Scrondura Italia, l’allegro contenitore per famiglie in cui gli italiani saranno ancora una volta pizza e mandolino, mangiaspaghetti, dice cose poi fa altre, napule e tanto altro.
Paesani infoiati faranno l’impossibile per guadagnarsi un posto davanti alla telecamera e un po’ ovunque si sprecherà cibo tradizionale per far vedere che il popolo di navigatori e poeti si arrangia sempre. Si metteranno in mostra le meraviglie naturali di queste zone prima di spianarle coi bulldozer, se ne racconterà la cultura prima di invaderla di cantanti, calciatori e tettone. Poi si parlerà dei personaggi più famosi del mondo televisivo del momento, commentando le loro storie d’amore con altre star e gli ultimi squallidi lavori a cui hanno partecipato. Una mattinata all’insegna del tutti insieme e della sedazione più potente mentre uomini squallidi si smalloppano (manipolano) il pacco (protuberanze inguinali) guardando le moto e le loro mogli, schiave silenziose, preparano il pranzo domenicale (pasta al forno, arrosto -pollo?- patate, paste) o svolgono altre faccende.
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ciliegia

Borges diceva che c’è della buona letteratura in ogni conversazione.
Chiacchiere da ufficio dalle quali mi astengo in genere ma stavolta era troppo divertente. Segretarie che parlano di continuo, gente che parla senza che nessuno ascolti: si sovrappongono, si contraddicono, si danno ragione senza ascoltare.
Una commenta tutto ad alta voce, ci racconta cosa fa la figlia oppure cose sue, cose qualunque. Ogni tanto il silenzio tombale risponde alla sua non-versazione. Una Mugola ogni successo pop trasmesso da Radio Merda, inframezzati da notizie false e dementi.

Le altre telefonano a famiglie sconfinate, amministrano affari e divertimenti ma soprattutto progettano e ostentano vacanze assurde.
Naturalmente si deve superare il collega o al limite trovare una scusa per la vacanza scadente che si è fatta. Gente che è stata due volte in Thailandia, che ha girato mezzo mondo, che ha visitato villaggi turistici ovunque.
Poi “al Louvre abbiamo visto la Gioconda ma poi non ci siamo fermati perchè i quadri non ci piacciono tanto”: capito che bifolchi? e le loro famiglie, i loro figliacci a cui danno sempre ragione non sono da meno. Tutti pronti a schiacciarti con la SUV, a dirti che sbagli; tutti ad avere sempre ragione.

Insomma incappano in un enigma pazzesco: dovendo scrivere una nota e avendo paura di fare una pessima figura una chiede all’altra se una certa parola  con la “sc” voglia la i o meno. Paura infondata perchè se vedeste le e-mail che girano dalle mie parti vi rendereste conto che c’è gente con un’alfabetizzazione veramente approssimativa.
La cosa bella è che poi ti dicono: “sono stata a piazza Vittorio a Roma ed ho faticato a trovare qualcuno che parlasse italiano!”. Gli risponderei (e l’ho fatto in seguito) “guarda che se è per questo non lo stai parlando neanche tu”.
Allorchè io dico “ci va la i”.
Le due reclamano a che ragione io affermi questo.
Abbozzo: “mi pare che le parole che vengono da una parola latina con scio di mezzo ce l’abbiano, mentre quelle che derivano da una parola che ha a che fare con gnosco no.
(non ho la minima idea se questa cosa sia completa, le eccezioni eccetera: chi se lo ricorda più. Solo dovete ammettere che suona molto sensato no?)

“mica abbiamo fatto tutti il classico qui, scusa eh” mi fa una. Ricordate il popolano Tramaglino vessato più volte dal Latinorum dei potenti?

Vorrei dirle che sono cose di grammatica italiana che si imparano alle elementari, alle medie e al biennio di qualunque scuola superiore. Non lo faccio.             

"mica tutte le volte uno può sapere la parola da cui deriva la parola che vuole dire” fa una. E’ intricato, credo intendesse etimologia.

Ci riprovo: la mia fiamma non brucerà di meno se ci accendo anche queste due men-che-umane.

“vabbè” faccio “ quelle che hanno un’accezione di so come consapevolezza la vogliono, quelle che hanno a che fare con la conoscenza no.
(anche qui non so se sia totalmente vero, ma di nuovo mi sembra plausibile e comunque migliore delle proposte delle colleghe)
“e che differenza c’è?” fa una delle due. Già suda per l’astinenza da Grande Fratello o Amici. 

(vorrei dirle: fatti non foste a viver come bruti ma a perseguir virtute e conoscenza. Improvvisare arbitrariamente – alle superiori non stavo molto a sentire quindi al massimo posso inventare – che la conoscenza e la virtù devono andare di pari passo perchè non basta la fede, la virtù come la intendono i fedeli che se non è in nome di dio è solo farisaica e fine a se stessa, che la conoscenza se non ha riscontro nella vita è inutile – potrei improvvisare quella sapienza che veniva dall’aoristo di orao – vedo – ho visto quindi so. Potrei inventare che la differenza è nel sapere e basta – per caso, intuizione, illuminazione divina, dato di fatto, imposizione, legge indiscutibile – e nel conoscere – con la pratica, con l’intenzione, con un atto creativo e umano, intelligente)

non lo faccio.

Sembrano interdette, come se leggessero i miei pensieri. Una delle due vuole come al solito avere l’ultima parola.

“e scusa allora ciliegia?”.

 

***

Io non so cosa intendesse. Il discorso è poi terminato e siamo tornati ad ascoltare Radio Merda, piena dei migliori e più di successo cantanti del momento.
Ogni tanto la notte mi sveglio di soprassalto. Sudo freddo e urlo mentre cerco di allontanarmi da un incubo di cui ricordo solo una partita di calcetto a Sharm-el-sheikh in un villaggio turistico: ci sono un sacco di ragazzi con l’accento greve e la grammatica improvvisata che urlano slogan dei telefonini e tormentoni televisivi e grugniscono e si contorcono sotto il sole.
Poi mangiamo delle ciliegie.
Quando mi sveglio piango.

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